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ANSAcom - In collaborazione con Fondazione Mont’E Prama
Come spiegare agli spagnoli l'enigmatica figura del Pugilatore di Mont'e Prama, arrivato al Museo Nazionale di Archeologia di Madrid, e il fascino che i Giganti di pietra esercitavano tremila anni fa? "Manneddu è una raffigurazione plastica di come i sardi di allora vedevano gli eroi del tempo. Pensiamo, qui a Madrid, alla statua di un grande calciatore, idolatrato dai tifosi e dalle grandi masse. Ecco, questa è la rappresentazione dell'epoca degli idoli di allora, grandi guerrieri, grandi atleti che vennero scolpiti su pietra per dire: questi sono i nostri eroi nei quali ci identifichiamo". Anthony Muroni è l'infaticabile presidente della Fondazione Mont'e Prama, per la ricerca e valorizzazione del patrimonio archeologico della penisola del Sinis. Alla sua sesta tappa all'estero, 'Manneddu', il colosso di pietra datato 900-750- a.C., è giunto nella capitale spagnola, dove più che altrove il calcio è l'idioma universale.
"I Giganti sono il nostro acceleratore, la nostra cartina al tornasole che fa arrivare molti turisti", rileva Muroni. "Ma noi raccontiamo una storia che si sviluppa su 7.000 anni, dalla necropoli di Cuccuru S'Arriu del V millennio a.C., e che ha rilasciato una delle dee madri nel corredo funerario, fra le più famose del Mediterraneo occidentale, alla grande epopea della civiltà nuragica, con Cabras che ha la più alta concentrazione di questi siti archeologici. Poi, naturalmente, il complesso di Mont'e Prama e, subito dopo, la fondazione punica, da parte dei fenici di Cartagine, della città di Tharros, sul mare, e che, poi, dal 238 a.C. è diventata romana. E inizia lì un'altra storia".
Che si ricollega alla Castiglia, alla Catalogna, alla Spagna, un interlocutore privilegiato per la storia comune. Da qui, il progetto dell'esposizione, che non rientra solo nel programma di valorizzazione e di conoscenza del patrimonio architettonico della Sardegna e livello internazionale. Ma "dà l'opportunità di iniziare un dialogo foriero di nuove iniziative legate allo studio e alla ricerca".
I 50 anni della scoperta del giacimento di Mont'e Prama sono un'importante occasione non solo di celebrazione per la Fondazione, Tante le iniziative, i nuovi programma di scavi avviati, le nuove sfide. "Dalla collaborazione con gli organi del ministero di Cultura che sono in Sardegna ci sono tre progetti scientifici in fase avanzata. Continuano gli scavi presso il sito di Mont'e Prama, noi invece ci occupiamo di fare le ricerche intorno, sullo stagno che è vicino al Mont' e Prama , e nel nuraghe di Cannevadosu, il primo che verrà scavato vicino Cabras. C'è poi il progetto di restauro - prosegue il presidente della Fondazione - In questo momento chi visita il Museo di Cabras può vedere dal vivo anche il restauro di un Gigante scoperto due anni fa. E questa è un'occasione bellissima sia per la ricerca scientifica che per i visitatori".
ANSAcom - In collaborazione con Fondazione Mont’E Prama
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