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L'Italia può giocare e vincere la partita dell'innovazione digitale così come le nuove sfide portate dall'intelligenza artificiale. Ma per correre imprese e pubblica amministrazione devono semplificare il tessuto burocratico e fare sistema con le omologhe europee. Questo il messaggio lasciato da Comolake nel suo quarto e ultimo giorno di lavori.
"Il futuro sta prendendo un'ulteriore accelerazione, con l'innovazione tecnologica, la digitalizzazione e la capacità di immaginare all'interno di questi l'intelligenza artificiale.
Dobbiamo lavorare per costruire un futuro tecnologico con una tecnologia che deve essere governata dall'uomo", sottolinea dalla kermesse il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Del resto l'Italia ha le carte in regola per competere con il resto del mondo. "Qualcuno ha preparato il terreno e questo terreno è fertile. Finalmente diamo delle garanzie che sono determinanti per chi investe miliardi di euro o dollari nel nostro Paese", evidenzia Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione. "L'Italia in questi 18 mesi - continua - è balzata ben al di sopra della media europea per quanto riguarda praticamente tutte le misure della digitalizzazione e dello sviluppo tecnologico. Era importante far capire all'Europa che il paradigma è cambiato".
Il secondo messaggio per l'Europa, secondo Butti, "è far comprendere che dovremo essere bravi a continuare a camminare dopo il 2026 con le nostre forze e sulle nostre gambe, senza più l'ausilio del Pnrr".
Un tema che trova d'accordo diversi protagonisti del mondo imprenditoriale e della Pa presenti a Comolake. Sul digitale "credo che in Italia ci sia stato un impulso importante derivante dal Pnrr, ma oggi esiste un'estrema frammentazione di investimenti, sia nel pubblico che nel privato", indica Giuseppe Di Franco, ceo di Lutech. "Questo - ha proseguito - sta determinando la creazione di molte iniziative, purtroppo non convergenti tra di loro. Credo che il passo importante sia quello della creazione di un ecosistema". Anche per Mario Nobile, direttore generale di AgID, "possiamo giocarci la partita dell'intelligenza artificiale", perché "siamo messi bene, ma dobbiamo accelerare rispetto alle applicazioni concrete. Questo vale sia per la pubblica amministrazione che per le imprese".
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