(di Michele Esposito)
Unità, dialogo a 360 gradi a
cominciare da Donald Trump, fari accesi sui dossier
dell'automotive, della difesa, dell'immigrazione: a Bruxelles è
ufficialmente cominciata l'era di Antonio Costa. L'ex primo
ministro portoghese è ufficialmente subentrato a Charles Michel
alla guida del Consiglio europeo e, forse più del belga, avrà un
ruolo chiave nel mantenere gli equilibri interni ai 27. Costa,
assieme all'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Kaja
Kallas, rappresenta la principale novità ai vertici della nuova
legislatura comunitaria, che vede invece una Commissione
fortemente accentrata sulla figura di Ursula von der Leyen.
Abile negoziatore, frequentatore di lungo corso dei consessi
europei, l'ex premier lusitano si è presentato tenendo fede al
suo profilo. "Lisbona è la mia città, il Portogallo è il mio
Paese, l'Europa è il nostro bene comune", ha esordito su X il
successore di Michel. I due hanno tenuto assieme rispettivamente
il discorso di esordio e quello di addio, davanti a decine di
membri dello staff, nella sala di ingresso del palazzo Justus
Lipsius. In platea c'era anche von der Leyen mentre a
rappresentare il Parlamento Ue era presente la vice presidente
Pina Picierno, socialista proprio come Costa. L'ex capo del
governo portoghese ha messo subito in chiaro il suo ruolo di
super partes, spiegando di voler intavolare sin dalle prime
battute uno stretto coordinamento non solo con la Commissione ma
anche con l'Eurocamera. E lunedì Costa, von der Leyen e Roberta
Metsola terranno un primo incontro, proprio al Parlamento
europeo.
Nei corridoi comunitari sono diversi i funzionari che sperano
in un cambio di passo rispetto alla seconda tranche della
gestione Michel, segnata da summit Ue via via più spigolosi e da
un rapporto con von der Leyen ormai compromesso. Certo, la
partita di Costa resta difficile, anche perché tra i 27 Paesi Ue
la cavalcata sovranista ed euroscettica non accenna a placarsi.
"In questo mondo globale l'unico modo per essere davvero
patriottici, per difendere la sovranità è costruire una Europa
forte. Solo insieme possiamo rendere la voce dell'Ue più
importante sui dossier internazionali", ha avvertito Costa, che
subito si tufferà nel dossier della guerra russa a Kiev. "La
pace in Ucraina non può essere capitolazione, non può premiare
l'aggressore", ha sottolineato il neo presidente a pochi giorni
da un summit europeo che, tra i dossier più spinosi, vedrà
quello dell'adesione dell'Ucraina.
Ma non c'è solo Kiev nelle emergenze che il Consiglio
europeo targato Costa si appresta ad affrontare. "La migrazione
è una priorità assoluta per tutti i leader Ue", ha anticipato il
neo presidente che prima del passaggio della campanella con
Michel ha visitato 25 capitali europee su 27. Ma, soprattutto, è
il ritorno di Trump alla Casa Bianca l'incognita più grande
sull'Europa, sia dal punto di vista del sostegno all'Ucraina sia
da quello dei dazi commerciali. "Bisognerà mostrare
disponibilità al dialogo e saper ascoltare ciò che Trump ha da
dire", è la mano tesa che Costa ha subito voluto porgere al
presidente americano eletto. Il discorso, per lui, è più ampio e
riguarda la collocazione dell'Europa in un mondo dove - ha
rimarcato - è necessario superare ci concetti di Sud e Nord
globali. In un colloquio con il giornale Publico, infine, Costa
ha posto l'accento sulla nuova crisi che attanaglia l'Ue, quella
dell'automotive. ""Sarà necessario concedere aiuti di Stato alla
Volkswagen, che non è solo in Germania, ma anche in Portogallo,
per esempio. Non è impossibile subordinare l'autorizzazione
degli aiuti di Stato a condizione che questo investimento
sviluppi catene del valore che rafforzino la coesione in tutti
gli Stati membri", è la proposta lanciata da Costa. Ma per farla
digerire ai 27 l'ex premier socialista dovrà subito mostrare le
sue doti di stratega.
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