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L'Italia a Bruxelles: 'Stop alle multe per le auto'

L'Italia a Bruxelles: 'Stop alle multe per le auto'

Il piano del ministro Urso arriva all'Ue: ''Tempesta perfetta, le fabbriche chiudono: agire subito per salvare il comparto'

29 novembre 2024, 15:56

Redazione ANSA

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L 'Italia a Bruxelles:  'Stop alle multe per le auto ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'Italia a Bruxelles: 'Stop alle multe per le auto ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Davanti uno "scenario drammatico" di "una tempesta perfetta" l'Italia chiede un intervento rapido da parte dell'Europa: per salvare il futuro dell'auto e scongiurare multe salate ai costruttori già a partire dal prossimo anno servono "risorse comuni" e una "strategia industriale", ha sollecitato il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, direttamente da Bruxelles. 

Nessuna retromarcia finora dall'Ue sul contestato stop ai motori a diesel e a benzina nel 2035, ma un assist è arrivato da Ursula von der Leyen in persona. Che, fresca di nomina per il bis, ha promesso l'avvio di un Dialogo strategico sul futuro dell'automotive assicurando che sarà lei a supervisionarlo. Al fianco di Repubblica ceca, Austria, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Polonia, l'Italia ha portato sul tavolo del Consiglio Ue Competitività istanze e preoccupazioni delle case automobilistiche che rischiano di dover pagare dazio già nel 2025 se non si adegueranno per tempo ai target più rigidi sulle emissioni delle nuove auto immatricolate, previsti dal regolamento sulle emissioni CO2.

Le norme contemplano infatti nei prossimi dodici mesi l'entrata in vigore dei primi limiti più stringenti per le emissioni medie per i nuovi veicoli immessi sul mercato: ai produttori che supereranno il limite di 94 grammi/km di emissioni per le nuove vendite verranno imposte multe pari a 95 euro per g/km di anidride carbonica in eccesso emessa moltiplicata per il numero di veicoli venduti in quell'anno. Il sistema delle penalità è pensato per scoraggiare e anzi far "crollare ogni loro possibilità di investimento", ha denunciato Urso, puntualizzando che per evitare di incorrere in sanzioni le industrie "rinunciano a investire nell'elettrico rinunciando a realizzare in Europa le gigafactory e chiudendo anche gli stabilimenti dell'endotermico".

Uno scenario davanti al quale, con il non-paper promosso da Roma e Praga, anticipato nei giorni scorsi, i sette alleati hanno fatto appello all'Ue affinché "agisca subito" per creare le giuste condizioni per centrare l'obiettivo finale del 2035 e anticipando la revisione delle norme - prevista per legge nel 2026 - al prossimo anno così da scongiurare le penalità e non lasciare solo il comparto. La richiesta arrivata mentre le case automobilistiche sono sempre più sotto pressione, con l'ombra dell'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Prova ne è che la crisi si aggrava di giorno in giorno: a inizio novembre Nissan, sesta casa automobilistica più grande del mondo, ha deciso di avviare una drastica riorganizzazione che prevede il taglio di  9.000 posti di lavoro a livello mondiale e la riduzione del 20% della sua capacità produttiva. L'ennesimo annuncio negativo che arriva da un costruttore mondiale di auto, quello giapponese, dopo il taglio dei posti di lavoro e degli stabilimenti previsto da Volkswagen, gli esuberi di Ford in Germania, l'aggiornamento al ribasso delle previsioni finanziarie 2024 di Stellantis, Porsche, Bmw, Aston Martin. Il gruppo italofrancese guidato da Carlos Tavares avrebbe allo studio - secondo i media americani - la riduzione di di circa 1.000 unità della sua forza lavoro nell'impianto di Toledo, in Ohio, dove vengono prodotte le Jeep. 

"Stiamo assistendo a un bollettino di guerra", ha messo in guardia Urso a Bruxelles, evidenziando che in questo clima di incertezza "nessuno investe più, né le imprese né i consumatori" e precisando che l'intervento di Bruxelles dovrebbe rispettare la "piena neutralità tecnologica". Un impegno su cui von der Leyen ha lasciato intravedere qualche spiraglio d'azione. "Riuniremo tutte le parti interessate intorno a un tavolo per ascoltarci a vicenda", ha anticipato la tedesca che - sulla scia di quanto fatto per l'agricoltura - promette di progettare insieme agli stakeholder "le soluzioni" per una transizione "profonda e dirompente". Anche perché i limiti più severi che scatteranno dal 2025 sono solo la punta dell'iceberg: un primo passo di una normativa che porterà prima a una riduzione delle emissioni del 55% dal 2030 per poi arrivare a vietare le vendite di nuovi veicoli a benzina e diesel dal 2035.

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