A un mese dalle elezioni
presidenziali in Croazia, indette per il 29 dicembre, si profila
una quasi sicura rielezione dell'attuale presidente Zoran
Milanović, favorito da tutti i sondaggi, ma comunque con un
passaggio al ballottaggio contro il principale sfidante Dragan
Primorac, medico e scienziato, candidato del centrodestra del
primo ministro Andrej Plenković. Milanović, premier
socialdemocratico dal 2012 al 2015 e presidente della Repubblica
dal 2020, gode dell'appoggio di quasi tutti i partiti di centro
sinistra e del centro, che nei sondaggi si tramuta nel 37 per
cento delle preferenze. Primorac, nonostante il sostegno
dell'Unione democratica croata (Hdz, partito conservatore al
governo), è invece fermo al 22 per cento. Queste proiezioni
assicurano uno scontro finale tra i due nel secondo turno,
previsto per il 12 gennaio, con, come sembra, una comoda
vittoria del presidente uscente. Gli anni della presidenza di
Milanović sono stati contrassegnati da un continuo e aperto
conflitto tra lui e il premier Plenković, anche con scontri
verbali, in tanti casi al limite dell'offesa personale. Seppur
la carica presidenziale in base alla Costituzione dovrebbe
essere al di sopra delle parti, con poteri molto limitati, e
alcune ingerenze condivise con il governo in materia di difesa,
sicurezza e politica estera, Milanović si presenta agli elettori
di fatto come capo dell'opposizione e ultima difesa contro la
dilagante corruzione e penetrazione in tutte le istituzioni dei
fedelissimi di Plenković, che alle elezioni politiche dello
scorso aprile si è assicurato un terzo mandato alla guida del
governo. Inoltre, Milanović ha assunto in vari campi posizioni
sovraniste che attirano elettori di destra, criticando la
politica della Nato sul pieno sostegno militare all'Ucraina
senza una prospettiva di negoziati, e le politiche migratorie
dell'Unione europea. Per questo ha di recente negato il suo
consenso alla partecipazione dei militari croati alla missione
NSATU (NATO Security Assistance and Training for Ukraine),
sostenendo che tale missione potrebbe aprire la prospettiva di
un impegno ancora più diretto nel conflitto tra Kiev e Mosca, e
affermando di voler "proteggere la Croazia dalle guerre e
tenerla lontana dai conflitti bellici ". Una vittoria di
Primorac, anche se poco probabile, assicurerebbe all'Hdz di
Plenković le redini del potere in tutte le istituzioni
nazionali, prospettiva che gli elettori in Croazia non hanno mai
sostenuto. In lizza alle presidenziali ci saranno altri dieci
candidati, quasi tutti di destra, che però, stando almeno ai
recenti sondaggi, non hanno nessuna possibilità di superare
Primorac e andare al ballottaggio.
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