Donald Trump torna sul palcoscenico mondiale alla riapertura nel weekend della cattedrale di Notre-Dame, suo primo viaggio all'estero dopo la rielezione. E non c'è dubbio che tra i 50 capi di Stato e di governo presenti alla cerimonia, tra cui il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, tutta l'attenzione sarà su di lui, che ha già lanciato i suoi primi diktat pur non essendosi ancora insediato.
Ad invitarlo è stato Emmanuel Macron che, sullo sfondo della crisi di governo interna, tenta nuovamente di blandire il tycoon e di accreditarsi come il suo primo e principale interlocutore internazionale. Una mossa audace, che umilia un Joe Biden offuscato anche dalle polemiche per la grazia al figlio Hunter e conferma come ormai il mondo sia interessato solo a prendere le misure al Trump II.
È stato lo stesso presidente eletto ad annunciare la sua presenza alla cerimonia nella cattedrale dove fu incoronato imperatore Napoleone. "È un onore annunciare che sabato sarò a Parigi, in Francia, per partecipare alla riapertura della magnifica e storica cattedrale di Notre-Dame, che è stata completamente restaurata dopo un devastante incendio cinque anni fa", ha scritto su Truth.
"Il presidente Emmanuel Macron ha fatto un lavoro meraviglioso assicurandosi che Notre-Dame fosse restaurata al suo pieno livello di gloria, e anche di più. Sarà una giornata molto speciale per tutti!", ha aggiunto, elogiando il capo dell'Eliseo pochi giorni dopo aver nominato il nuovo, controverso ambasciatore a Parigi: Charles Kushner, padre del genero Jared e da lui graziato dopo una condanna per evasione fiscale, corruzione di testimoni e contributi illegali alla campagna elettorale. Il viaggio promette tutto ciò che il tycoon apprezza di più: un'opportunità di catturare la ribalta, essere adulato come ospite d'onore e la fanfara di essere parte di uno spettacolo unico in mondovisione.
All'epoca dei fatti, l'allora presidente Trump espresse il suo orrore per il rogo e azzardò qualche consiglio bizzarro, suggerendo di rovesciare dal cielo cisterne d'acqua. Ma le autorità francesi gli risposero indirettamente osservando che per spegnere le fiamme erano stati usati "tutti i mezzi, tranne gli aerei antincendio che, se utilizzati, avrebbero potuto causare il crollo dell'intera struttura della cattedrale".
Sin dalla prima presidenza Trump, il leader francese ha dimostrato di essere tra i leader più abili a forgiare un rapporto personale con il tycoon, costruendolo in gran parte su lusinghe e adulazioni. Macron fu l'ospite d'onore della prima cena di Stato alla Casa Bianca mentre The Donald visitò la Francia diverse volte. Fanno parte ormai degli annali le immagini della cena tra i Macron e i Trump al ristorante in cima alla Torre Eiffel e della faraonica parata nel giorno della Bastiglia. Ma poi la relazione si è raffreddata, in particolare per le critiche dell'allora commander in chief alla Nato. Ora il leader francese ci riprova, nonostante l'ironia della storia voglia che il Fronte Nazionale di estrema destra, amico di Trump, minacci di rovesciare il primo ministro Michel Barnier in una mossa che indebolirebbe ulteriormente il presidente francese. Ma come trattare col tycoon nel suo secondo mandato è il dilemma di tutti i leader alleati, preoccupati per le sue minacce di dazi, per il possibile indebolimento della Nato e le potenziali concessioni sull'Ucraina all'amico Putin.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA